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CATHEDRAL OF LIGHT

28 Febbraio 2019

Photo Contest Bologna Settembre 2017

La relazione con la luce genera la qualità di uno spazio, tanto più se quest’ultimo vuole accogliere una dimensione spirituale. Progettare uno spazio sacro significa disegnare un’infrastruttura aperta alla relazione e al servizio.

Lo sapeva bene l’architetto bolognese Glauco Gresleri quando negli editoriali del magazine “Chiesa e Quartiere” molto insisteva sul concetto di progettazione come atto spirituale che deve assumere valore comunitario. Un atto dal duplice vincolo: da un lato la maturazione di valori universali, dall’altro una fruizione democratica di una soluzione progettuale. Se segue questa inclinazione il progetto per il sacro richiama a sé valori che sono statutari dell’atto creativo, qualunque esso sia. Progettare il sacro è quindi da intendere come un farsi linguaggio e interpretazione, come significante di comportamenti e istituzioni, come strumento e regola, come codice di rappresentazione e mai come cedimento all’inganno ideologico della semplice metafora. Solo così i valori della comunicazione e della bellezza s’incontrano. Oltre vent’anni fa, nel 1997, sulle pagine di Casabella il filosofo Massimo Cacciari, parlava del progetto del sacro come di un processo il cui esito doveva portare alla sintesi di segno-segnale percepibile da lontano e di recinto abitabile da vicino. Per cui i temi della riconoscibilità, dell’identità, della relazione e del dialogo dovevano rimanere una condizione del disegno del sacro anche in epoca contemporanea. La presenza degli elementi appena citati è un sicuro denominatore che disinnesca l’inattualità e l’omebelicale estetica della maggioranza dei segni o dei progetti in questo specifico ambito.

Gran parte delle fotografie presenti nella raccolta Cathedrals of Light raccontano occasioni di sacro progettato, anche quando il soggetto non è esplicitamente confessionale. Anzi sono scatti che ci ricordano come certi progetti abbiano considerato questa dimensione, non siano frutto di momentanee casualità ma siano strumenti critici per liberare lo spazio interiore, luoghi che scatenano l’elaborazione di pensieri eterni dove essere di ora in ora coscienti della propria condizione. Le fotografie selezionate ritraggono forme e spazi toccati dalla luce, proprio a suggerire un codice di rappresentazione e una garanzia di comunicazione. Disegnare il sacro è un atto progettuale, un mandato culturale il cui esito deve assomigliare a un’infrastruttura di relazione e servizio che si ponga come risposta critica del proprio tempo a una domanda mai fuori tempo. Fotografare i luoghi dove si annida questa dialettica è stata la sfida di Cathedrals of Light.

A lato, particolare dello scatto vincitore del concorso: “Solifugae” di Valerio Spisani.