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IL POTERE DELLO SGUARDO

3 Luglio 2019

Aurelio Amendola: "Fotografare è un atto d'Amore"

Aurelio Amendola (classe 1938) ha cominciato a fotografare arte molti decenni fa. Ha ritratto antiretoricamente, nel gusto della vita più che della monumentalizzazione implicita, molti grandi autori compagni di via, da Marino Marini ad Alberto Burri, da Carla Accardi a Giorgio de Chirico, da Roy Lichtenstein a Henry Moore.
Ma degli artisti e dell’arte ha fotografato, soprattutto, le opere. E, si sa, il secolo ventesimo è stato soprattutto l’età dello sguardo mediato, della riproduzione di opere comunque assenti all’esperienza diretta. Dunque, ad Amendola – e con lui a pochi altri, oggi – dobbiamo una parte importante di ciò che la nostra mente pensa quando richiama un’opera, sia essa di Michelangelo o di Jannis Kounellis.

Egli sa, e i suoi progetti fotografici ce lo insegnano, che la scultura è in sé luogo, forma, materia, e soprattutto anima. Sa che essa stessa non si somiglia mai, ove se ne possa aver consuetudine diretta. Dunque, facendo valore del limite possibile del proprio linguaggio, egli declina la fotografia come esercizio critico esemplare, che offre non la visione, ma una visione, deliberatamente, dichiaratamente individuata e senza pretese di omnicomprensività: a patto che sia in cambio, beninteso, visione autorevole e motivata, concettualmente delucidata e non meramente estetizzante.
In altre parole Amendola s’è fatto, prima che fotografo, critico di fotografia, e d’arte: e solo attraverso ciò autore. Un autore la cui opera leggi come saggistica d’arte.

Amendola ha spinto la fotografia a cogliere non solo la bellezza che vedono gli storici e gli amanti dell’arte, ma anche l’atto di amore che ha guidato la dotta mano dell’artista, fianco a fianco con la comunità o la committenza che a quell’opera ha prestato fede.

Anche per Amendola, in fondo, possono valere le parole che un grande del secolo trascorso, Vasilij Kandinskij, scrisse di un altro grande, Henri Matisse, in “Lo spirituale nell’arte”, e che in realtà parlano di molti: “anch’egli dipinge immagini, anch’egli cerca di riprodurre il divino”.

Ph. courtesy: aurelioamendola.it