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L’ARTE DEI “FIORI VIVENTI”

3 Luglio 2019

L’ARTE DEI “FIORI VIVENTI”

Nata in Oriente come declinazione del culto buddista, questa arte di decorazione floreale si definisce in giapponese letteralmente come l’arte dei “fiori viventi”.

Si tratta di una particolare tecnica di disposizione dei fiori recisi, dalle forti basi filosofico-religiose che esalta la natura nel suo minimalismo e nella purezza della composizione, basandosi su regole ben precise, quasi architettoniche.

Lo sviluppo principale di questa disciplina si è avuto -a partire dal VI secolo d.C- in Giappone, dove le sculture floreali erano viste inizialmente come offerte agli dèi, ed era praticata in principio dalle classi più abbienti. Oggi esistono diverse scuole che si differenziano per lo stile e per l’utilizzo di materiali differenti.

Cardine della filosofia Ikebana è il forte legame tra uomo e natura in una perfetta armonia di forme, linee e colori, che diano vita ad una forma asimmetrica in cui i pieni e i vuoti si bilanciano in una finale uniformità. “L’architettura” della composizione è studiata sempre secondo un sistema a 3 elementi, che rappresentano gli elementi cardine della vita: il ramo più lungo, più scultoreo, rappresenta il Sole, la luce, la tensione verso il Cielo, in opposizione al ramo più corto che rappresenta invece la terra. Il ramo intermedio, solitamente costituito dal fiore più bello, più colorato, o dal bocciolo più elegante, rappresenta infine l’uomo e nella composizione si sporge solitamente verso l’osservatore.

I materiali, tutti rigorosamente naturali, vengono assemblati con minimale rigore formale: rami spogli combinati con qualche fiore di stagione, foglie verdi come completamento, muschio e frutti. L’abbinamento rispetta sempre le regole della natura: i rami vengono disposti secondo il naturale verso di crescita, cosi come i fiori sono posizionati nella forma che avrebbero nel proprio contesto originale. 

La ricerca dell’equilibrio tra tutti gli elementi si definisce anche nella ricerca di un contenitore adeguato: ogni scuola declina la propria forma secondo il proprio stile, sempre rispettando la tridimensionalità della composizione, che nasce per essere ammirata da ogni sua angolazione.